I MIEI LETTORI

venerdì 31 marzo 2017

La casa viola. Quarto Capitolo

Oggi  pubblico il quarto capitolo del nostro racconto a puntate.

Sempre ricordandovi che potete leggere i capitoli precedenti cliccando sui link seguenti:

Primo Capitolo
Secondo capitolo

Terzo capitolo 

Spero di continuare a solleticare la vostra curiosità.

Buona lettura


Capitolo 4





Gli occhi verdi di Greta ,dal taglio allungato, erano proprio come quelli di Alessandro e , quando sorrideva , le si facevano due fossette ai lati della bocca che Claudia trovava deliziose.

“Quando sorridi ti mangerei di baci!” era solita dire ad Alessandro pizzicandogli le guance.

La bimba poi era molto socievole e, in questo, non somigliava per nulla al padre.

Non aveva ereditato la sua timidezza e la sua introversione che, spesso , lo facevano apparire freddo e distaccato. Nulla di più lontano dalla realtà : Alessandro era invece un uomo molto passionale e sincero.

Finalmente Greta scovò Baffo che, poco amante della confusione , si era rifugiato in un angolo del giardino , all'interno di un vaso .

Non era un gatto da coccole sul pancino e neppure da fusa e strusciatine sulle gambe.

Era solitario e riservato. Si concedeva ad una carezza solo quando Anna o Claudia lo chiamavano per la pappa. Era persino difficile sentirlo miagolare : se ne andava in giro curiosando , ma sempre a debita distanza dagli ospiti o da chicchessia.

Lo aveva portato lì Claudia , che lo aveva trovato lungo il sentiero dove andava a correre  : era piccolissimo, fuggito da qualche cucciolata o ,chissà, abbandonato perché malaticcio.

Madre natura è severa e senza cuore in talune circostanze!

Quel giorno miagolava , eccome se miagolava !

Pioveva a dirotto e Claudia aveva accelerato il passo per anticipare il rientro . Sentendo quel miagolio straziante si era fermata di scatto.

Sulle prime non lo aveva visto, poi i suoi lamenti l'avevano guidata fin sotto un groviglio di canne dove aveva trovato riparo.

Lo aveva tirato su , fradicio e tremante. Se l'era messo sotto la giacca anti pioggia per ripararlo e lo aveva portato fino a casa.

Baffo si stiracchiò e ,vistosi ormai scoperto , abbandonò il vaso dirigendosi verso il dondolo sotto la veranda della dependance.

Greta non si scoraggiò e lo seguì ,sedendosi accanto a lui che si era acciambellato sui morbidi cuscini : con quella ragazzina c'era poco da fare. Meglio rassegnarsi e concederle qualche carezza.

Tutto sommato non erano poi così male: le saltò sulle gambe e iniziò a farle le fusa.

“Ma brava Greta! Hai conquistato Baffo!”

Claudia si sedette con loro sul dondolo.

Era la prima volta che riusciva a scambiare una parola con la bambina da quando erano arrivate cinque giorni prima. E di Alessandro ancora nessuna notizia.

“Ti piace qui ?”

“Siii è bellissimo!” Greta sorrise , continuando ad accarezzare il bel micio rosso che mostrava di iniziare a prenderci gusto.

“ Sei già stata al lago?”

“Non ancora, Sara ha promesso di portarmi domani mattina. Ne approfitterà per fare delle foto”

“Se volete posso prestarvi delle biciclette” propose Claudia “Sai andare in bici vero?”

Greta si animò

“Oh si si ! Me lo ha insegnato papà la scorsa estate. Ho anche tolto subito le rotelle” disse fiera.

“Perfetto,allora domattina vi preparo un cestino per una merenda sul prato , così potrete godere del sole più a lungo. Che ne dici di panini al prosciutto, torta al cioccolato e succo di mora?”

Sulle guance di Greta le fossette si fecero ancora più profonde.

“Non vedo l'ora! Vado subito a dirlo a Sara.”

Scese dal dondolo con un balzo senza ricordare di avere sulle gambe il povero Baffo che atterrò con eleganza e si allontanò con la coda dritta e l'aria indispettita per l'improvviso cambio di programma.

Claudia guardò Greta correre in direzione di Sara, e si intenerì immaginando Alessandro intento ad insegnarle ad andare in bici.

Sara stava parlando fitto fitto con Antonio , all'ombra della grande quercia.

Quei due andavano piuttosto d'accordo .Claudia sorrise fantasticando sulle possibili romantiche evoluzioni di quella nuova amicizia .

Poi vide Greta iniziare una sorta di danza tribale intorno ai due ragazzi . I riccioli castani le cadevano morbidi sulle spalle ad ogni salto ,accarezzati dal venticello che si stava alzando puntuale, come ogni sera. La piccola era felice.

L'indomani Greta si alzò di prima mattina: l'eccitazione la buttò giù dal letto .

Sara tentò invano di rinviare l' alzataccia .

La bambina aveva già aperto la finestra , per controllare che ci fosse il sole e che nulla potesse rovinare la loro gita e si era vestita di tutto punto , persino pettinata.

E dire che , normalmente, era una dormigliona ! Soprattutto d'inverno , tanto che i ritardi a scuola erano ormai diventati un'abitudine sulla quale Sara evitava di mettere l'accento ,raccontando ad Alessandro quanto era accaduto durante la giornata.

Passarono per la dependance a ritirare la merenda promessa da Claudia che le stava aspettando .

“Buongiorno” salutò “ vi ho messo tutto nei cestini delle biciclette” disse indicando il punto in cui si trovavano una bici grande rossa e una più piccola verde .

“ Ho aggiunto una coperta “

“ Grazie Claudia” Sara si avvicinò per salutare mentre Greta già era montata in sella e faceva piccoli giri tutt'intorno sul prato . “Sei stata davvero gentile. Greta si divertirà e io spero di riuscire a fare qualche bello scatto. Mi hanno detto che i dintorni sono molto suggestivi.”

“E' così” confermò Claudia. “Di questa stagione il livello del lago è piuttosto basso ed è possibile ammirare le rovine del vecchio paese sommerso.

“Ho letto che il lago è di origine artificiale , creato appositamente per approvvigionare di energia elettrica i paesi qui intorno con la costruzione di una grande diga”

“Sì, è vero. Per questo evacuarono il vecchio paese e lo ricostruirono interamente sulle sponde del lago. “ aggiunse Claudia.

“Bene, allora ci vediamo stasera.” Sara si fece indicare la strada da prendere e salutò .
Raggiunse Greta che, nel frattempo, aveva preso a rincorrere Baffo.


La casa viola apparve appena dietro la curva. A quell'ora il lato che affacciava sul canale era in ombra .

Sara rallentò e vide Luna , il cane bianco e marrone ,che aveva preso ad abbaiare e scodinzolava felice al di là della rete.

Poco più dietro, Greta pedalava guardandosi intorno con lo stupore e la curiosità tipici della sua età.

Stava attenta a non investire le lucertole che attraversavano incaute al suo passaggio e rischiava spesso di cadere mentre , con il naso in su, seguiva le evoluzioni di una farfalla o di una cornacchia.

Non si accorse, così, di essere arrivata davanti al ponticello che univa le due sponde e che Sara già lo aveva attraversato.

Frenò di colpo , la bici si imbizzarrì come un cavallo trattenuto e si alzò della polvere dal sentiero.

“Aspettami lì. Non occorre che tu venga qui. Vorrei scattare una foto . Arrivo subito. Ma non muoverti da lì, mi raccomando.” Le disse Sara , che era scesa dalla bici e si stava dirigendo, portandola a mano, verso la villetta.

Greta la vide avvicinarsi allo steccato e accarezzare il muso del cane , al di là della rete ed ebbe voglia di raggiungerla. Amava i cani , almeno quanto i gatti. Ma il padre non aveva mai voluto prenderne uno in casa: erano spesso fuori e non avrebbero potuto prendersene cura a dovere.

Era già a metà ponte ma , ricordando gli avvertimenti di Sara, decise di tornare indietro: non voleva mettere a rischio la gita al lago e decise di restarsene buona buona ad aspettare, come Sara le aveva ordinato.

Raccolse qualche margherita e la mise nel cestino della bici. Sara era scomparsa dietro la casa viola. E con lei il cane , che aveva fatto il giro del giardino e ora sfuggiva, anche lui, alla vista di Greta.

La ragazza si fermò davanti al cancello . Cercò nella tasca dei jeans e tirò fuori una chiave .

Il cancello si aprì ,cigolando.

Luna le saltò addosso riempiendola di feste .

“Buona, stai buona! Anche io sono felice di rivederti.”

Attirato dai latrati di Luna Alessandro era sceso al piano terra ed aveva aperto la porta , verde come le persiane alle finestre, con un grosso batacchio dorato al centro.

“Ciao Sara” la accolse con un sorriso invitandola ad entrare.

“Ho solo qualche minuto” riferì subito la ragazza “Greta è fuori che aspetta.”

“Come sta? Si diverte?”

“Tua figlia è un vero uragano , la conosci. Sta bene, ma certo le manchi e non so fin quando potrò continuare a rinviare il tuo arrivo” rispose Sara , in evidente agitazione.

Continuava a guardare fuori della finestra del salone .Temeva che Greta avesse potuto seguirla.

Era troppo piccola per chiederle di stare al gioco e per spiegarle il motivo di tutti quei segreti.

“Sono passata giusto per sapere se è tutto a posto e se i piani sono confermati”

Alessandro ebbe un attimo di esitazione

“Si , certo . Tutto confermato. Hai conosciuto Claudia , come ti è sembrata ?” aggiunse poi

A Sara Claudia piaceva molto : ne ammirava la positività , l'allegria innata e la freschezza .

Lo disse ad Alessandro ma sorvolò sul fatto che l'aveva vista ancora molto provata dalla perdita di Marco.

Era già con un piede fuori di casa quando Alessandro le mise in mano un foglio piegato a metà.

“Ricordi quello che devi fare ?” si informò

“Certo. Stai tranquillo” uscì in giardino , subito intercettata da Luna “Passerò ancora a trovarti , ma non so dirti quando”

“Non preoccuparti, non rischiare. Manca poco ormai”

“Ok , allora ci sentiamo.” disse Sara indicando il telefono cellulare che sbucava dalle tasche della camicia.

“Perfetto...”L'uomo sorrise e quindi aggiunse con aria sinceramente riconoscente “Grazie ...per tutto.”

Sarà gli lanciò un bacio con una mano , mentre si chiudeva alle spalle il cancello e , recuperata la bici da terra, tornò sui suoi passi .

Rimasto solo, Alessandro sedette sulla poltrona vicino alla grande finestra dalla quale si poteva scorgere il sentiero e vedere il via vai di biciclette che, in quelle giornate di sole , andavano e venivano dal lago.

Nascosto dalla tenda riuscì a vedere Sara e Greta allontanarsi e si chiese, come faceva ormai da un anno , se stesse facendo la cosa giusta.

Marco poteva essersi sbagliato.


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venerdì 24 marzo 2017

Intervista col creativo! Anno Secondo. La creatività è un gioco.



Quante sfumature, quanti significati diversi abbiamo trovato per definire la creatività durante il nostro viaggio con Intervista col creativo!.

Innumerevoli certo , ma tutti calzanti, tutti giusti , perché è impossibile imprigionare la creatività in una definizione scarna e ragionevole.

Creare è come giocare , questo pensa Francesca la nostra ospite di oggi.
Francesca

Eccovi la sua intervista .

D. Francy ti do il benvenuto ad Intervista col creativo! Si nasce o si diventa creativi? Francy è sempre stata creativa?

Innanzitutto Clelia, voglio ringraziarti per avermi dato la possibilità di raccontarmi e di raccontare il mondo di “Cose di Francy”.

Secondo me si nasce creativi, è un dono che si ha fin dalla nascita, può capitare che lo lasciamo inespresso oppure lo coltiviamo. 

Mi viene in mente quando ero bambina, mentre sentivo la musica (fin da piccola ho ascoltato musica classica), immaginavo che ci fossero dei ballerini di fronte a me che danzassero e creassero delle incredibili coreografie, immaginavo di essere in un teatro, in una atmosfera sognante, dove tutto poteva accadere. 

Era liberatorio, sentivo un profondo stato di pace e tranquillità!

D. Ho letto che hai seguito un percorso di studi molto particolare : è evidente che sei una persona eclettica , che sa adattarsi e dalle spiccate qualità . Eppure parli di un percorso doloroso e deludente. Ti va di raccontarci qualcosa?

Mi sono laureata a Venezia, allo IUAV, in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali, un corso di laurea che a mio parere è stato molto interessante e costruttivo. 

Ho potuto studiare con i migliori professori, e capire in tutte le sue sfaccettature cosa significasse Storia dell’Architettura e Restauro. 

Subito dopo la laurea ho avuto l’opportunità di poter lavorare a fianco di mio padre in uno studio di ingegneria. 

Ho imparato altre cose, un altro mondo differente dal mio e per dare valore, una testimonianza a quello che avevo imparato, ho sentito la necessità di rimettermi a studiare seguendo un corso serale come Perito elettrotecnico. 

Non sono stata accolta bene dai professori ,sia perché lavoravo in un campo che non era mio, sia perché ero donna. Ho dovuto capire con il tempo che non era la mia strada.

Da questa esperienza così difficile ne ho tratto una profonda ricchezza. 

Ho capito che la vita va avanti, ci si deve rialzare e ricominciare, ma soprattutto ho scoperto quanto fosse rigenerante studiare. 

Amo imparare, capire il perché delle cose e non fermarmi alla prima risposta. In fondo è mantenersi sempre bambini e stupirsi ogni volta di poter scoprire qualcosa di nuovo. Quanto è bello imparare: capire che dietro una porta c’è ancora tantissimo da scoprire! È entusiasmante!

Credo che sia questo il grande dono che mio padre mi ha lasciato: ancora nei suoi 80 anni studia, impara, ricerca. 

Certo, adesso io lo faccio in un altro ambito, ma quello che possiamo condividere ancora è la passione per la conoscenza.

D.  E ora veniamo alla tua passione per le stoffe: perché proprio i tessuti e il cucito hanno solleticato la tua fantasia e il tuo estro?

Mi viene da ridere, perché è stato casuale. 

Mi sono trovata un’estate senza lavoro e mia mamma mi aveva comprato una macchina da cucire. Sempre lei e mia suocera, mi avevano dato della stoffa, cosa farci?

Ho pensato di realizzare una tovaglia. Ho usato per il piano del cotone antico, grezzo, resistente (questo tessuto oggi è praticamente introvabile) datomi da mia madre ( che in moltissime occasioni rappresenta una miniera d’oro perché ha tantissime stoffe, nastri ecc...) e per decorarla ho unito i cataloghi Biggie Best regalatami da mia suocera (è una stoffa di cotone pregiata che al metro costa intorno ai 25 euro!) creando due lunghe strisce che unite al tessuto bianco hanno formato insieme un’allegra tovaglia. 

Non ancora contenta, dagli avanzi dei vari tessuti ho creato delle tovagliette più piccole per i tavolini del soggiorno.

Il lavoro è stato molto impegnativo, ma la mia Brother mi ha accompagnato egregiamente. 

Ancora queste tovaglie le uso.

Quando apparecchio la tavola con questa tovaglia mi emoziono ancora, perché ripenso a come è cominciato tutto: unire pezzi di stoffa, giocando con le diverse fantasie.



D. Diresti che il tuo amore per la storia del nostro patrimonio artistico abbia influenzato le tue successive scelte di riutilizzo e riqualificazione di materiali?

Assolutamente si. Conoscere significa capire e apprezzare il valore di un manufatto o edificio. 

Ecco perché è importante studiare: se non conosciamo non capiamo.

Riportare alla luce un manufatto , non solo ha un valore intrinseco in se, ma ci permette di conoscere tutto il mondo che lo circonda. 

In ambito storico artistico, nella nostra amata Italia, conoscere significa amare il nostro territorio, mantenerlo e rispettarlo. 

Spesso i più grandi errori si compiono per ignoranza e pigrizia. 

Se un tempo un edificio era utilizzato come dimora, oggi non significa che non ne dobbiamo godere più: senz’altro lo faremo in maniera diversa da un tempo (come museo per esempio), riqualificandolo e rispettando la sua originaria destinazione senza stravolgerlo totalmente.

In maniera analoga accade con i tessuti: spesso vengono buttati o messi da parte, senza dargli loro un’altra possibilità: un jeans può diventare una pochette, una borsa; le magliette o gli asciugamani possono trasformarsi in pratici tappeti...e così via.

D. Parlaci di come nasce un tuo progetto creativo

Come quando ero bambina, tutto nasce dall’ immaginazione, da una precisa idea che ho in mente. 

Lì comincia la ricerca nelle varie scatole di stoffa che possiedo. Ritorno bambina e incomincio a giocare: provo gli accostamenti, come assemblarle, poi se non sono molto convinta della soluzione che trovo, cerco sul web, perché lavorando con campionari di stoffa realizzo dei pezzi unici.

Generalmente mi accade che vedo prima nella mia mente, quello che voglio realizzare, e poi lo costruisco.


D. Perché scrivere un blog ? Come è scaturita in te l'idea di scrivere le tue "storie" e condividerle sul web ?

L’idea del blog è nata dal fatto che volevo dare un po' di ordine alle cose che realizzo, ai materiali che uso, ecc…

Ho imparato a creare borse guardando YouTube, ovvero da altre persone che hanno condiviso le loro conoscenze.

Condividendo si cresce e si crea qualcosa di originale.

Mi piace condividere per dare il mio piccolo contributo a questo grande mondo e chissà, riuscire sia ad incuriosire che poter aiutare a risolvere un piccolo ostacolo.

D. Oggi potresti dire di sentirti realizzata?

Si, finalmente lo posso dire. Posso dire di sentirmi serena perché faccio quello che mi piace fare: creare.

Non ci sono limiti, perché ogni creazione è diversa da un’altra e studio sempre. 


Quante cose ancora ho da scoprire!!!

D. Quali sono i sogni di Francesca

Che bella domanda! Qui si apre il sogno nel sogno!

Allora: innanzitutto continuare a fare quello che faccio, poi riuscire con questo lavoro ( perché… in piccolo già riesco a vendere le mie creazioni) ad avere un negozio non solo online, ma anche fisico.

Altri sogni? Conoscere e non fermarmi mai. Sono e desidero essere in continuo movimento.

D. Perché , secondo te , le donne amano le borse?

Secondo me, le borse sono un prolungamento della nostra personalità. I modelli sono infiniti come le mille sfaccettature delle donne.
Con quest’accessorio possiamo permetterci di essere quello che vogliamo, senza eccedere: stravaganti, iper colorate, romantiche, dare l’impressione di essere rigide e distaccate, pratiche e pronte ad ogni occorrenza, sognatrici...

possiamo,  con una borsa , esprimere l’immagine che vogliono trasmettere agli altri.

È altrettanto vero che ogni borsa può essere destinata ad una precisa occasione, per questo le donne cambiano borsa, non siamo sempre uguali, nell’arco della giornata e delle stagioni:: in inverno possiamo desiderare di avere colore (io ne possiedo una rossa) o adeguarci ad uno stile più sobrio, in primavera e in estate i colori e i materiali cambiano, diventano i protagonisti, oppure scegliere una borsa sofisticata per la sera.
Dietro ad una borsa c’è tutto un mondo variopinto e complesso che portiamo con noi e lo manifestiamo agli altri.

D. Ti va di regalarci un piccolo progetto per la prossima Pasqua: un lavoretto che possiamo fare anche noi seguendo i tuoi consigli?

Certo! Ho pensato di realizzare un casetta da appendere alla porta in tema pasquale con la tecnica del ricamo a mano libera o free hand machine.
È una tecnica che mi sta appassionando parecchio perché ti permette di riutilizzare i piccoli ritagli che rimangono dalle varie lavorazioni.

Illustrazione 1 : il davanti del lavoro dove ricamerò

Illustrazione 2 : il retro del lavoro trapuntato
 Innanzitutto, dopo ho realizzato il cartamodello di ciò che volevo fare, ho ritagliato la stoffa e l’imbottitura, che mi permetterà di dare una certa rigidezza una volta che avrò assemblato tutto.

Illustrazione 3 : il piedino per trapuntare e per il free motion (foto dal web)



Con il piedino da ricamo e abbassando il trasporto della macchina da cucire, ho reso solido il retro della stoffa con l'imbottitura, disegnando una linea che non s’interrompe mai, creando un gioco di forme. Questo l’ho eseguito non solo per decorare il retro del lavoro, ma anche perché mi piace pensare che se s’impolvera, lo posso tranquillamente mettere in lavatrice, senza per questo rovinarsi o spostarsi l’imbottitura. Penso sempre che una casa sia bello decorarla, ma anche la praticità degli elementi decorativi.

Illustrazione 4 : la casetta completata
 Ho ritagliato i vari pezzi che comporranno la mia composizione sulla stoffa utilizzando una carta termo adesiva e facendo aderire al supporto con il ferro da stiro ( senza vapore mi raccomando!).
Sempre con il piedino del ricamo a mano libera e con il filo nero ho ricamato. Alle finestre e sul bordo del tetto ho aggiunto del merletto.

Illustrazione 5 : particolare
 In seguito ho applicato la fettuccia per appenderlo, e per assemblare le due parti ho utilizzato il piedino doppio trasporto. Quest’ultimo è indispensabile nel cucito creativo perché avendo molti strati di stoffa, ti permette di cucire tutto il sandwich perfettamente, senza che ci siano sbavature.

Illustrazione 6 : piedino doppio trasporto (foto dal web)

Illustrazione 7 : particolare 

 
Illustrazione 8 : Particolare
Ho lasciato un’apertura in alto per risvoltare che successivamente ho richiuso con la macchina da cucire. Infine ho aggiunto un fiocco in raso con un bottone (di riciclo ovviamente!) per completare il tutto, ed eccolo terminata questa casetta da appendere alla porta!
A tutti Buona Pasqua!
Illustrazione 9 : il retro della casetta

E con questo bellissimo progetto di Francesca vi lascio , sulla scia del suo entusiasmo e della sua fame di sapere che sento così vicina a me!

Vi auguro un fine settimana sereno e pieno di tutto quello che vi piace di più!

Un abbraccio a tutti

Clelia 

Intervista col creativo! è anche su latina corriere.it







mercoledì 22 marzo 2017

La casa viola : Il terzo capitolo

Eccoci arrivati al terzo appuntamento con il mio racconto a puntate .

Vi lascio alla lettura , non prima di avervi lasciato i link per i due capitoli precedenti.

- CAPITOLO 1

- CAPITOLO 2 



Capitolo 3




Sarà aprì la finestra . In camicia da notte e a piedi nudi uscì sul terrazzino, annusando l'aria come fanno i cani quando fiutano un odore che li attrae.

Una folata di vento la fece rabbrividire .

Rientrò, si avvicinò al letto e coprì la bambina raccogliendo le coperte che erano scivolate sul pavimento.

Greta non aveva voluto dormire da sola quella notte : la piccola birbante sapeva come farsi volere bene! Le bastava uno dei suoi abbracci per ottenere da Sara quasi tutto quello che voleva.

Erano ormai tre anni che lavorava a tempo pieno come baby sitter in casa Palmieri , da quando Alessandro  ed Emma , avevano deciso di lasciarsi.

Tra lei e la bambina , che all'epoca aveva solo cinque anni, era subito nato un bellissimo rapporto e ora sembravano quasi sorelle.

Greta restava con il padre per lunghi periodi: Emma non aveva mai nascosto il suo quasi inesistente senso materno e Alessandro , sempre più assorbito dal lavoro , aveva dovuto cercare un aiuto.

Per Sara quel lavoro si presentò subito come un'occasione fortunata: le consentiva di mantenersi e le lasciava tempo per la sua vera passione , la fotografia.
Indossò un paio di jeans , raccolse i lunghi capelli in una treccia di fortuna e uscì , accostando delicatamente la porta per non svegliare la bambina.

Scese al piano terra , seguendo il profumo di vaniglia e cannella, fino alla dependance.

Anna la accolse con un sorriso .

“Buongiorno, è già tutto pronto se vuole fare colazione. E' la prima stamattina.” cinguettò facendole cenno di accomodarsi.

“Grazie , ma diamoci del tu. Piacere, Sara.”

“Anna” rispose allegra la ragazza stringendole la mano “Si dorme bene qui vero?” aggiunse poi accompagnandola.

Sara si sedette ad un tavolo vicino all'ingresso annuendo compiaciuta.

Chiese un caffè e pensò che non le dispiaceva essere la prima: non amava mangiare da sola in compagnia di sconosciuti.

“Oggi abbiamo la torta di mele. Claudia l'ha appena sfornata. Ti consiglio di assaggiarla . E' stre-pi-to-sa!” suggerì Anna con enfasi

Ecco spiegato il delizioso profumo che l'aveva guidata fin lì!

Quello era il suo dolce preferito !

Stava appunto gustandone la seconda fetta quando Antonio entrò con la sua cesta di pane appena sfornato.

Aveva l'abitudine di passare sempre per la saletta delle colazioni , entrando dalla veranda, sebbene Claudia più volte lo avesse ripreso: sperava di incappare in qualche bella turista solitaria.

E quella mattina pensò che finalmente il suo giorno fortunato era arrivato.

Si fermò accanto al tavolo di Sara,posando la pesante cesta sul pavimento. Quindi con un gesto fulmineo che lasciò la ragazza inebetita , prese dal tavolo un tovagliolo e le pulì le briciole di torta che le erano rimaste attaccate all'angolo della bocca .

“Lo so, è impossibile resistere alla torta di mele di Claudia!” disse poi , rimettendo a posto il tovagliolo.

La ragazza arrossì e inghiottì il boccone che stava quasi per strozzarla. Quindi accennò un sorriso imbarazzato.

Pensò che quell'uomo fosse tanto sfacciato quanto affascinante e non riuscì a staccare gli occhi dal bianco della camicia che esaltava il suo fisico asciutto , forte ed abbronzato.

Antonio, raccolta da terra la cesta, salutò con un cenno e sorridendo sparì in cucina.


Ogni giorno, con qualsiasi tempo e in qualsiasi stagione , da quando si era trasferita lì con Marco, Claudia usciva per una corsa.

Non che fosse una patita del fitness. Però negli anni , la gravidanza e la sua passione per il buon cibo , le avevano regalato un fisico morbido che Marco sembrava apprezzare , ma che in cuor suo sapeva di dover tenere sotto controllo.

“Ricorda che a me piace la carne intorno all'osso”la scherniva quando la vedeva prepararsi per andare a correre.

Claudia lo baciava , lasciandolo al suo lavoro.

Marco scriveva.

Oltre a diverse collaborazioni con giornali e riviste, aveva pubblicato già tre romanzi.

Quando si erano conosciuti a Londra , lui si trovava lì per delle ricerche ,utili al suo ultimo libro.

Si erano incontrati al pub dove Claudia lavorava  : la mattina frequentava un costoso corso di inglese e dal pomeriggio , fino a tarda notte, faceva la cameriera in quel piccolo locale frequentato per lo più da turisti.
Ogni tanto si fermava a scambiare due parole con quell'italiano solitario , che passava ore ed ore seduto ad un tavolino appartato , sorseggiando birra, leggendo , scrivendo e rosicchiando matite.

Non smetteva mai di scrivere.

A volte restava perso dietro qualche pensiero, fissando il vuoto o qualcuno seduto altrove.

Studiava le persone , immaginava le loro vite, cercava soggetti per i suoi racconti.

I capelli brizzolati e sempre spettinati, gli occhi azzurri e grandi dietro gli occhiali tondi che indossava per leggere , avevano affascinato Claudia : le piaceva restare a parlare con lui , ascoltare i suoi racconti e leggere stralci del romanzo al quale stava lavorando , quando glielo permetteva.

Lui , spesso , l'aspettava fino alla chiusura e si offriva di accompagnarla a casa, un piccolo appartamento che divideva con altre due ragazze italiane conosciute al corso di inglese appena arrivata a Londra.


Il percorso che Claudia affrontava ogni mattina era sempre lo stesso: cinque chilometri di sentiero, quasi tutto in piano , la meta preferita dei suoi ospiti che amavano percorrerlo in bicicletta.

Il sentiero si snodava attraverso campi coltivati, era fiancheggiato da un canale e portava fino alle sponde del lago. D'estate il prato era tutto un fiorire di asciugamani e sdraio.
Lì il sole non era mai aggressivo e le acque fresche e limpide del lago erano un dono nelle giornate più torride dell'anno.
Claudia non amava isolarsi dietro un paio di cuffiette. La sua musica preferita era quella offerta dalla natura che intonava cori e suonava concerti degni dei migliori palcoscenici.

Non arrivava quasi mai fino alla fine del sentiero.

La sua meta era la casa viola.

Una villetta dalle scarse ambizioni architettoniche che però le piaceva , soprattutto per il tenue color lavanda delle sue pareti che la faceva risaltare nel verde.

Intorno al piccolo giardino , sempre curatissimo , uno steccato bianco e una rete dietro la quale, ogni volta che lei sopraggiungeva , un cane dal pelo lungo marrone e bianco si avvicinava e iniziava ad osservarla.

Allora lei lo salutava e lui scodinzolava , forse chiedendo una carezza.

La casa però si trovava sull'altra sponda del canale. Più avanti , lungo il sentiero , c'era un ponte ma lei , in tanti anni , non lo aveva mai attraversato.

Claudia si fermava sempre davanti alla casa viola.

Riprendeva fiato , stirava i muscoli poggiandosi al tronco di un albero.
Qualche volta , quando si sentiva più stanca, si sedeva all'ombra e restava lì qualche minuto.
Non era mai riuscita a capire chi abitasse in quella casa.

Nessuno sembrava sapere chi ne fosse il proprietario. E , a dire il vero, anche lei aveva sempre e soltanto visto il cane e qualche gatto, ma mai nessuno all'interno del giardino , o dietro le finestre.

Eppure era evidentemente abitata e curata.

Quel giorno però qualcosa attirò la sua attenzione: un movimento rapido dietro una delle finestre .

Si alzò di scatto e si avvicinò il più possibile stando attenta a non scivolare nel canale.

Era sicura di aver visto qualcuno scostare una delle tende della finestra grande al piano terra.

Si sporse ancora un po' facendosi ombra con la mano sulla fronte ….ma niente .

Tutto era fermo , immobile e silenzioso come sempre.

Il richiamo stridulo di una gallinella d'acqua la fece sobbalzare pericolosamente .

Si aggrappò alle canne che costeggiavano il canale e tornò con i piedi ben saldi sul sentiero.




La festa di fine estate era ormai diventata un'istituzione : nei due giorni dedicati ai festeggiamenti il lavoro quadruplicava.

Anna e Claudia l'avevano trasformata in un evento che riusciva a riunire i turisti e gli abitanti dei dintorni in un vero e proprio baccanale.

I tavoli erano già tutti pronti , mostravano civettuoli le allegre tovaglie gialle e bianche . Erano disposti un po' ovunque sotto il patio , nel prato , e sotto la grande quercia .

Tra poco Claudia sarebbe scesa e avrebbe dato il via ai festeggiamenti con un piccolo discorso, come faceva ogni anno.

Questa volta però sarebbe stato diverso.

Marco non poteva aiutarla a cercare le parole più giuste . E a nulla serviva stare seduta alla sua scrivania che tante volte lo aveva ispirato , soprattutto negli ultimi giorni della sua malattia.

Per lei era una magia la capacità di suo marito di saper unire parole a pensieri e sensazioni.

Lesse e rilesse le poche righe che era riuscita a buttare giù e finì con l'appallottolare l'ennesimo foglio.

Uscì sul terrazzino : c'erano già diverse persone che si avvicendavano al buffet. L'orchestra aveva iniziato a suonare . Anche quell'anno era stata Anna a scegliere il gruppo ed era già in mezzo allo spazio lasciato libero apposta per ballare. Nel suo vestitino rosso ,corto ,cosparso di fiori bianchi , era l'anima della festa .

D'un tratto le arrivarono le note di una canzone che , per anni , aveva chiuso fuori dei suoi ricordi.
Era stata la canzone che aveva fatto da sottofondo alla sua storia con Alessandro.

Quando si erano lasciati aveva smesso di suonare. Per sempre.

Fino a quella sera.

Claudia restò stupita quando scoprì di ricordarne ancora tutte le parole e si ritrovò a canticchiarla.

Purtroppo non le riportava alla mente i momenti più belli vissuti con Alessandro. Ma solo quelli più tristi, quelli che invece avrebbe voluto cancellare per sempre.

Rivisse , attimo per attimo , il dolore di quel giorno in cui lei gli aveva confessato di essere incinta , gli aveva parlato di Marco , lo aveva supplicato di perdonarla .
Alessandro si era liberato dalla stretta delle sue mani , senza neppure una parola , e si era allontanato senza più voltarsi indietro.

Da quel giorno non si erano più visti .

Sulla scia di quei ricordi che ancora riuscivano a strapparle una lacrima e un imperdonabile senso di colpa , finalmente Claudia riuscì a trovare le parole giuste.

Tornò a sedersi alla scrivania di Marco e scrisse il suo discorso.

Prima di scendere alla festa si diede un'ultima fugace occhiata nello specchio del bagno e pensò che forse era meglio cercare qualcosa per coprirsi le spalle : più tardi ,senz'altro ,avrebbe sentito freddo.

Ricordò di avere riposto uno scialle nell'unico cassetto del piccolo armadio .

Tentò di aprirlo ma qualcosa lo bloccava, o forse erano solo l'umidità e i tanti anni che quel mobile si portava dietro.

Con uno strattone infine riuscì ad aprire il cassetto e fu allora che si accorse che qualcosa era effettivamente incastrato sul fondo: un quaderno , uno di quelli che Marco usava per prendere appunti quando iniziava un nuovo lavoro.

Riuscì a tirarlo fuori. Ora il cassetto apriva e chiudeva bene.

Prese lo scialle , diede ancora un'occhiata al quaderno chiedendosi perché fosse in quel cassetto e non insieme a tutti gli altri appunti di Marco che, anche se possedeva il meglio che la tecnologia potesse offrirgli , aveva sempre preferito affidarsi ai metodi tradizionali per la stesura dei suoi lavori. Solo dopo aver messo la parola fine,si decideva a riportare e salvare tutto sul portatile.

Claudia posò il quaderno sulla scrivania, rimandando la sua curiosità a quando avesse avuto più tempo. Quindi uscì , richiudendo la stanza con la chiave.


Da più di un anno la teneva chiusa , come se soltanto così potesse conservare intatti i suoi ricordi.


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lunedì 13 marzo 2017

La casa viola. Il secondo capitolo

Ecco finalmente pronto il secondo capitolo della nostra storia.
Per chi volesse rileggere il primo , o per chi non lo avesse ancora letto , qui potete trovarlo.

buona lettura 




Capitolo 2



“ Ti chiamo appena arrivo “ salutò Claudia elettrizzata saltandogli al collo e baciandolo .

Alessandro sembrava come intontito.

Le braccia lungo il corpo allungate sotto il peso dei due borsoni che contenevano tutto il mondo di Claudia.
Quel mondo che , fino ad allora, era stato anche il suo e che ora lei si portava via , lasciandolo solo .

“Verrai a fine mese vero? Siamo già d'accordo? Vero amore ?"

Claudia lo riempiva di domande e di progetti per il prossimo futuro.

Ma quale futuro avrebbe mai potuto avere la loro storia?

Non gli piacevano i rapporti vissuti a distanza .

“Ale? Amore ? ...Oh , ma che hai? “ Claudia gli stava sventolando la mano aperta davanti agli occhi , come per risvegliarlo da un brutto sogno.

“Si certo....certo verrò... “ rispose.

In realtè  sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe sentito il suo profumo, che avrebbe affondato il viso tra i suoi capelli castani  e sentito le sue braccia stringerlo.

Non avrebbe retto. Non sarebbe durata . La partita era già persa.

Fu a quel punto che annunciarono l'imminente partenza del volo per Londra.

La ragazza ebbe un attimo , un solo brevissimo attimo di esitazione : forse avrebbe dovuto restare?

Poi venne travolta da un omone in bermuda e canottiera che quasi la fece cadere , urtandola con il trolley.

Prese i borsoni dalle mani di Alessandro , e baciandolo ancora una volta si allontanò sorridendo, portandosi dietro promesse che non avrebbe mai mantenuto.





La grande auto nera accostò sotto la quercia che spargeva generosa la sua ombra sul piazzale.

La portiera dal lato del passeggero si aprì e con un salto Greta scese, stiracchiandosi come un gatto al sole .

“Chiudi Greta, per favore e non allontanarti “

Quella che Claudia aveva sentito provenire dall'auto era chiaramente la voce di una donna.

Un misto di sorpresa e di delusione la pervasero quando una ragazza bionda scese e si avviò verso di lei non prima di avere afferrato la bambina per una mano trascinandola con sé.

Claudia immaginò subito mille diversi scenari per quella circostanza ma non fece in tempo a formulare neppure un'ipotesi .

La ragazza le stava porgendo la mano libera per salutarla

“Piacere , Sara Lucenti . “ quindi, tirando per il braccio la bambina che cercava di svincolarsi “ e lei è Greta. Abbiamo una prenotazione a nome Palmieri , Alessandro Palmieri.” continuò con tono spazientito.

Claudia strinse la mano di Sara con poca convinzione . E dire che aveva sempre detestato chi ti dà la mano  senza stringerla con vigore.

La stretta è un  biglietto da visita, ti dice molto di chi hai davanti : le strette di mani sfuggevoli e molli sono tipiche di chi non vuole lasciarsi andare .Di chi vuole restare sulle sue .

In quel momento Claudia si stava solo chiedendo chi fosse quella donna , perché era lì con una bambina che era tutto il ritratto di Alessandro e dov'era lui , invece?

Sara dipanò la nebbia dei suoi pensieri.

“ Il dottor Palmieri ha avuto un contrattempo e mi ha chiesto di accompagnare qui sua figlia .
Lui spera di potersi liberare entro un paio di giorni al massimo.” spiegò la ragazza. Quindi , rivolgendosi a Greta che continuava a cercare il modo di sgattaiolare , le lasciò la mano dicendo:

“ Va pure , ma stai attenta e rimani qui intorno che dobbiamo scaricare la macchina “

Claudia guardò la bambina allontanarsi e rincorrere il povero Baffo che trovò rifugio sotto una siepe : più la piccola si allungava per prenderlo più lui si raggomitolava soffiando , facendosi piccolo piccolo per non farsi afferrare.

“ Avrei bisogno di un'altra camera per me” disse Sara “ spero non sia un problema , visto che non ho prenotato”

“ Siamo al completo in effetti, almeno fino alla fine della settimana, ma forse posso trovarle una sistemazione d'emergenza” Claudia si diresse verso il casale facendo cenno a Sara di seguirla.

Entrarono in una stanza fresca attraverso una porta finestra ad arco.

Sara rimase a guardare ammirata l'alto soffitto , le travi forti e scure che lo attraversavano.

Claudia passò dietro il bancone in legno e tirò fuori da un cassetto un mazzo di chiavi.

“C'è una piccola stanza che mio marito usava come studio . Penso possa piacerle.” Sorrise  e , ancora una volta , la invitò a seguirla lungo una stretta scala di pietra e legno fino al terzo ed ultimo piano della casa .

Sul piccolo pianerottolo si affacciava una sola porta.

Claudia entrò per prima ed aprì l'unica finestra che dava su un balconcino con affaccio sul tetto del casale e sul viale d'ingresso.

Il sole profanò il buio polveroso della piccola stanza .

C'erano un piccolo letto di ferro battuto e un armadio di legno intarsiato che aveva tutta l'aria di essere un pezzo antico.

Lo scrittoio vicino alla finestra faceva anche da comodino .

Una poltrona e una lampada da terra completavano il quadro di una stanza che era stata ,di certo,  un amato rifugio.

Alla finestra delle tende color lavanda come il copriletto .

Di fianco ad una stufa a legna Sara vide una porta.

Claudia l'aprì e le mostrò un claustrofobico bagno con il soffitto spiovente illuminato da un lucernario.

“Spero possa andare bene... Non ho altro disponibile  al momento” 

E' meravigliosa , pensò Sara per poi lasciarsi sfuggire un entusiastico : "L'adoro!"

Claudia non poté far altro che sorridere compiaciuta

“Allora ecco, queste sono le sue”  le porse  le chiavi dello studio e pensò ,con un velo di malinconia ,che a Marco Sara sarebbe piaciuta e non avrebbe avuto problemi a prestarle il suo rifugio.


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venerdì 10 marzo 2017

Intervista col creativo! I Mandala di Sonia



Forse sarà capitato anche a  voi di passare dei momenti , nel corso della vostra vita , in cui avete avvertito  la necessità di ritrovare voi stessi.

Secondo me tutti , alle volte, perdiamo l'orientamento , il contatto con il nostro vero io .

Ora, sarà per questo motivo , o perché ultimamente sono più stressata del solito , non so dirvi.

Ma l'incontro con Sonia Caporali , la creativa che vi presento oggi , mi ha davvero toccata.


Ecco dunque la sua intervista .

Ciao Sonia, vuoi parlarci un po' di te?

Ciao Clelia! Prima di tutto voglio ringraziarti per questa opportunità, perché far conoscere il mondo meraviglioso dei mandala è sempre un’impresa ardua. E poi voglio già ringraziare in anticipo tutte le persone che leggeranno questo articolo nel tuo bel blog 

Allora, io ho 42 anni e vivo in un paesino vicino Roma. Ma ho vissuto anche a Roma, Torino e Fano. Sono stata un po’ girandolona. 

Amo molto i libri, il cinema, la musica, l’arte, gli animali (i cani in particolare), la pizza, i cartoni animati, la natura. Sono vegetariana, faccio un po’ di meditazione tutti i giorni; le mie giornate le dedico al mio lavoro, che consiste nel creare mandala che aiutino le persone a ritrovare il loro benessere interiore, visto che con la vita che si conduce oggi, sempre caotica e stressante, si tende a perdere il proprio Centro, la propria Essenza 

Per venire incontro alle esigenze di tutti, creo anche collane con mandala, sia in legno che in metallo, e piccoli quadri ad acquerello a tema spirituale.

Ti definisci una portatrice sana di entusiasmo e allegria. Come si riesce a diventare un"oceano di speranza e ottimismo"? Credi davvero che con i ritmi dei nostri tempi sia possibile raggiungere un tale equilibrio? 


Io credo che se davvero vuoi qualcosa, se davvero ci credi fino in fondo, riesci ad ottenerla. 

No, non è affatto facile raggiungere quell’equilibrio, ma la meditazione, praticata anche pochi minuti al giorno, aiuta tantissimo. Il mio lavoro, per fortuna, mi permette di meditare sempre, perché creare mandala è anche questo

Io sono una persona ottimista e positiva di natura. È nel mio carattere vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, non perdere mai la speranza, guardare avanti con fiducia e soprattutto pensare sempre sempre e ancora sempre positivo. 

Credo molto nel concetto: il pensiero crea. 

Il mondo che ci circonda è il riflesso di quello che noi pensiamo. 

Non voglio e non posso permettermi di pensare alle cose negative della vita. E fatelo anche voi! Mi raccomando…

Cos'è un mandala?

Il significato che gli do io, personale quindi, è: un mandala è un viaggio dentro se stessi, un cammino di introspezione che ogni persona fa guardandone uno, disegnandolo, colorandolo… Un viaggio che ti permette di capire chi sei e dove vuoi andare, di prendere atto dei tuoi limiti, dei tuoi ostacoli, e superarli, di vivere il “qui e ora” perché il passato lo hai già vissuto e il futuro lo devi ancora vivere…

In linea generale, invece, didatticamente parlando: un mandala è, per i buddhisti, la rappresentazione del Cosmo e il tempio delle divinità. È un simbolo sacro che viene usato principalmente per la meditazione. La sua costruzione, da parte dei monaci tibetani, richiede una serie di rituali, così come la sua distruzione.

In sanscrito, il termine “mandala” significa cerchio, ma anche centro.

Dal punto di vista psicologico, e sempre in linea generale, un mandala rappresenta il proprio Sé, la propria interiorità.


Sei sempre stata una pittrice o questa tua passione è stata una conseguenza della scoperta dei mandala?

Anche se fino a una decina di anni fa ho fatto lavori diversi, dentro di me sono sempre stata una pittrice. 

Mi sono diplomata all’ istituto d’arte nel 1994, a Roma, e quindi l’arte l’ho avuta sempre nel sangue, ma soprattutto nel cuore. 

Prima di conoscere i mandala, comunque, dipingevo arte figurativa e astratta. Poi, quando i mandala sono entrati nella mia vita, non ho potuto fare a meno di unire questi due mondi splendidi.

Perché i mandala sono rotondi?

Perché il termine mandala, come dicevo poco fa, significa cerchio.

Inoltre, il cerchio è simbolo di protezione e rappresenta anche tutto ciò che concerne l’anima, la spiritualità, il Celeste. Simboleggia anche l’eternità.


Da dove nasce la tua passione per la cultura orientale

Sin da ragazza sono sempre stata attratta dalla figura del Dalai Lama… mi ispirava un mondo di saggezza, di compassione… anche di simpatia 

Comprai un libro, molti anni fa (quasi 20) e ricordo che il titolo era L’arte della felicità. Ne rimasi così affascinata che promisi a me stessa di approfondire la cultura buddista, in modo particolare quella tibetana.

Lo feci. Lentamente ma lo feci, perché poi la vita ti pone davanti strade diverse e sei costretta a prendere decisioni importanti per il tuo futuro, soprattutto lavorativo.

Non sono diventata buddista negli anni, ma è una filosofia di vita con la quale mi rispecchio in alcuni punti.

Ti definiresti una persona buona?

Non dovrei essere io a dirlo, ma credo di sì ... O almeno spero di esserlo, nel mio piccolo. Il mio compagno dice che lo sono anche troppo, ma forse è di parte!

Quale elemento della natura ti rappresenta al meglio 

Quello che mi rappresenta caratterialmente è il sole

Ma se devo dirti quelli che amo, sono la neve (ne vado matta, adoro il suo silenzio), il vento (forse perché sono un segno d’aria, bilancia. Il vento mi fa sentire viva), la pioggia (mi rilassa), i boschi (perché per me sono la “chiesa” o “tempio” più belli. Ci permettono di riconnetterci con il nostro mondo interiore e con l’Universo).

Ho visto che esistono libri da colorare per adulti dove appunto si devono colorare dei mandala a proprio piacere. Davvero fare questo può aiutare a rilassarsi?

Assolutamente sì. Non solo aiutano a rilassarsi, ma favoriscono anche la concentrazione, donano benessere e aiutano tirare fuori problematiche inconsce che hai e che erano nascoste in te.

Lentamente ti aiutano a superarle. Abbassano i livelli di stress e ansia, fai una vera e propria meditazione, ti immergi in te stessa e ti conosci meglio.
I benefici sono tantissimi 



Il tuo personale significato di creatività

La creatività è la Luce cha fa brillare la nostra anima. L’essere umano non può vivere senza, non può farne a meno, perché fa parte della sua indole. Morirebbe se non potesse esprimere ciò che ha dentro. 

Ognuno di noi possiede creatività. Bisogna “solo” imparare a tirarla fuori e a far brillare il nostro spirito.