I MIEI LETTORI

sabato 8 aprile 2017

Un tè con l'autore. La nuova rubrica. Intervista a Simone Perotti



Non vi piacerebbe conoscere meglio l'autore di quel libro che avete appena finito e che vi è piaciuto tanto?

Non vi basta leggere la biografia sterile e stringata sulla copertina del libro ?

Scrivete e volete farvi conoscere ?

Siete nel posto giusto!

Un tè con l'autore è la casa degli scrittori e il viaggio di tutti i lettori dalla curiosità insaziabile.

Cominciamolo   subito questo viaggio con un autore che adoro!

Simone Perotti  . Mi sono imbattuta in lui , la prima volta guardando una puntata su Cielo Tv di Voglio vivere così . 


Recentemente  sono stata a Roma  alla presentazione del suo ultimo libro Rais

Sono stata felicissima quando ha accettato il mio invito ed ora ve lo presento con grandissima emozione e gratitudine.

D.Ciao Simone . Ti definisci un uomo libero che ama leggere di uomini liberi . In che senso Simone è un uomo libero ? Parlare di libertà, ai nostri giorni , mi sembra alquanto utopico. Come si diventa uomini liberi?

Simone non è un uomo libero, 

Ha vincoli, legacci, paure, teme alcune cose, soggiace ancora a molti condizionamenti, soprattutto interiori. Ma tenta la libertà ogni giorno, e questo dà dignità ai miei giorni. 

Da uomo che non stava tentando, mi sono trasformato,con  un lungo processo interiore ed esteriore,  in un uomo che sta provando tutte le strade verso la libertà, verso l’autonomia, verso l’equilibrio. e in parte, talvolta, ci riesco. 

Soprattutto in due ambiti, che sono per me essenziali per vivere: scrivere, cioè la mia stessa vita. E navigare, cioè la cosa che amo fare per la grande passione che ho della navigazione e del mare.

Di questo, di poter fare professionalmente e integralmente, liberamente, autenticamente, la prima cosa, e appassionatamente, spesso e con grande gioia, la seconda,… ecco, di questo, sono molto felice, mi sento un privilegiato, senza mai dimenticare quanto mi è costato arrivare fin qui.


    D. Adesso bastaè un po' un invito a spezzare le catene , a svincolarsi dal potere politico che ci soggioga con la paura della pecora che abbandona il gregge e si trova sola tra i lupi. Ma la pecora da sola non può farcela se non ha i mezzi per mettersi in sicurezza. Dunque questo libro non è per tutti ma solo per coloro che i mezzi li hanno? Senza soldi..... nessuna libertà?


    Spero che da Adesso basta, e ancor più da Avanti Tutta e da Ufficio di scollocamento, i miei tre libri sul tema della libertà e del cambiamento, si capisca proprio il contrario, cioè che la libertà, il coraggio, le scelte, sono opzioni interiori, a cui segue un ragionamento pratico sui soldi.


    Chi fa quel percorso interiore, poi, si può porre il problema pratico. 

    Chi si concentra sul problema congiunturale del denaro e del resto che gli gira intorno, non può facilmente compiere il percorso interiore. 

    Come per ogni sogno, perseguirlo è un problema di organizzazione mentale, di metodo, di caparbietà, di concretezza, e soprattutto di propedeuticità. 



    Noi non siamo schiavi perché non abbiamo soldi. Siamo schiavi perché interiormente non siamo liberi!


    D. Scrivere può essere un modo per liberarsi ?

    Anche, è una forma di autocoscienza e di confessione interiore.

    Chiarifica, talvolta. certamente sfoga. Ma è uno strumento parziale.

    Più utile a chi legge che a chi scrive.

    Credo che essere liberi consenta anche di scrivere meglio, cose più utili, garantendo il lettore sulla mancanza di condizionamenti dell’autore. 

    Cosa non banale in un’epoca fitta di intellettuali servili.


      D. Parlaci del mare, la tua più grande passione insieme alla scrittura.

      Il mare si descrive male, bisogna viverlo.

      E bisogna avere buoni maestri che ce lo insegnino, come accade per tutte le cose ricche e articolate, a loro modo complesse. 

      Io scrivendo talvolta di mare cerco di aiutare anche chi non lo pratica a comprenderlo, rispettarlo, temerlo e amarlo. 

      Non è cosa semplice, ripeto, ma credo sia molto bella, e anche forse utile.


        D. Quando si scrive occorre necessariamente conoscere ciò di cui si sta scrivendo o si può semplicemente inventare?

        Ecco, io auspico che i lettori non si limitino a chiedere questo a un autore, ma un poco se lo aspettino. 

        Che io scriva della Chiesa, può anche capitare. Che io scriva di montagna e di scalatori, anche. 

        Ma credo che ciò che pratico col cuore da anni, da tanto tempo, sia l’ambito in cui è giusto che io mi muova. 

        Di quel mondo affascinante che io frequento ho capito col tempo molte cose, le ho soprattutto “sentite”. Ed è bene che io di quei sentimenti racconti, di quelle risonanze.

        È anche una questione di autenticità: se io risuono con qualcosa, quelle risonanze sono mie, posso provare a renderle nelle mie sculture e nei miei libri, come nei miei dialoghi e nei miei silenzi. 

        Questo trovo che abbia un’etica, intellettuale ed umana, che può corredare la fiducia che un lettore prova verso i miei lavori.


          D. Quanto è di aiuto per uno scrittore avere fantasia?

          Beh, direi che senza è duretta… 

          Poi, bisognerebbe definire cosa sia la fantasia.

          Anzi, visto che io nell’ immaginazione ci vivo, cosa sia la realtà.


          D. Quando inizi un nuovo libro quali sono le sensazioni che ti accompagnano?

          Grande emozione. Si apre uno spiraglio su un mondo inesistente, che piano piano verrà alla luce e diventerà più vero della realtà. personaggi con cui coabiterò, che conoscerò come fossero i miei migliori amici o i più tragici nemici. 

          La mia famiglia. la mia vita è piena di personaggi già scritti e da scrivere, sono un coro di sodali e nemici con cui devo quotidianamente fare i conti. 

          Uno scrittore è l’uomo più periferico rispetto alla realtà e il più periferico rispetto                 all’ immaginazione, dunque è l’immaginifico più reale e il realista più fantasioso. 

          È un transito, una interfaccia, un filtro, condannato a sentirsi fuori posto dovunque perché qualcuno si senta in sintonia talvolta. una condanna, se vogliamo, ma inevitabile. 

          Non si smette di pensare la scrittura, non meno di quanto sia impossibile provare i sentimenti che ci caratterizzano come individui.

          D.Leggi molto ? Quali sono le tue letture preferite?

          Per anni, per scrivere “Rais”, ho letto e consultato solo documenti del ‘500, storie dell’epoca, portolani, carte nautiche, memoriali, racconti di viaggio. 

          Io più che leggere studio. È dedicato allo studio almeno un terzo della mia giornata diurna. 

          È anche e soprattutto per studiare che io ho cambiato la mia vita. 

          Non potevo continuare ad amare una serie di cose senza dedicare tempo nobile a frequentarle. Era alienante.

          Ma è raro che io legga un libro per puro intrattenimento o per il gusto di passare qualche ora al giorno a leggere.

          Lo faccio, leggendo prevalentemente romanzi, tra un progetto di scrittura e l’altro, per pulirmi la mente. 

          Ora sto leggendo molti autori americani contemporanei, soprattutto della generazione che è scomparsa negli ultimi dieci anni. 

          Ma sto anche attento a non eccedere: se leggo comincio a scrivere in quel modo, sono terribilmente permeabile, e questo è un po' perturbante quando scrivo.

          D. E' vero , secondo te , che ci sono più scrittori che lettori? Scrivere è inflazionato?

          Tutti vogliono scrivere, e questo lo capisco. 

          Pochi vogliono leggere, e questo è preoccupante.

          Quando scrivo più di sette o otto righe sul web l’indice di lettura crolla. 

          Però poi mi scrive una marea di gente per chiedermi di aiutarli a pubblicare. 

          Non so risponderti, credo sia uno dei mali di questa nostra epoca. oltre al fatto che pubblicare qualcosa senza essere uno scrittore è una cattiva pratica. 

          Non comprendo perché uno che poi non abbia deciso davvero di fare lo scrittore debba scrivere. Io non vado in montagna, non sono pratico, dunque non si spiega perché dovrei, una tantum, scalare la Marmolada. Non ne capisco il senso.

          D.Qualche parola su Rais , il tuo nuovo libro.



          Leggilo. I romanzi è molto difficile raccontarli. 

          Se fosse possibile, non servirebbe scriverli. 

          Rais, come ogni grande romanzo, articolato, ricco, è un mondo. Bisogna entrarci. 

          Sono solo molto contento che stia andando bene, che l’editore sia felice, che tanti scrittori lo amino e mi scrivano bellissime lettere per parlarmene. 

          Una grandissima soddisfazione, perché in quel romanzo ci sono io, c’è il mio mondo, c’è la mia sensibilità sul mare, una compromissione fortissima dell’autore. 

          D. I tuoi libri sono diversi tra loro , e questa è una qualità che io apprezzo in chi scrive. Quali sono le storie che ancora non ci hai raccontato? Di cosa ti piace di più scrivere?

          Ho sempre desiderato scrivere un romanzo di fantascienza, poi chissà forse anche un romanzo sull’adolescenza, e magari un romanzo erotico, o una storia surreale. 

          Io sto sperimentando, e la via è ancora lunghissima. 

          Non amo chi sa fare una cosa e la fa identica per sempre. 

          Trovo che i lettori dovrebbero punire questo atteggiamento disertando la lettura di chi scrive sempre lo stesso romanzo. L’ho già letto, perché lo riscrivi?

          D. Quando scrivi? in navigazione? Il mare ti suggerisce le parole ? Quali le tue fonti di ispirazione?

          In mare è completamente impossibile scrivere.

          È come quando adori una donna, non puoi goderti il panorama, hai occhi solo per lei. oltre al fatto che per scrivere io ho bisogno della mia biblioteca, della connessione internet, di silenzio totale, di quiete, di solitudine, tutte cose difficilmente attuabili e reperibili in navigazione. 

          Quando si adora mangiare un piatto di gamberi rossi crudi, è molto difficile dedicarsi a un romanzo che ci sta appassionando molto. Una delle due cose va fatta in un secondo momento, con religiosa concentrazione. 

          Non mi piace chi ama tanto qualcosa e ci si dedica in modo distratto.


            D. Scrittore , ma anche scultore , artista. Presentaci anche questo Simone . Non sarà che la libertà venga dal saper fare con passione e con il cuore ?

            La libertà è un cammino interiore che libera facoltà e talenti. 

            Io assemblo e scolpisco con periodicità materiali trovati in mare e oggetti da lavoro dell’entroterra marino. 

            Mi piace molto ciò che è stato usato, ciò che è rotto, ciò che è stato abbandonato.

            Sono molto vicino, in questo, alla filosofia del Wabi Sabi giapponese. 

            Casa mia, il “Fienile dell’Anima” è una grande creazione Wabi-Sabi. 

            Sono stato in giappone quasi tre mesi, nel 1986, e credo che mi abbia impresso alcune cose nella sensibilità. 

            Ciò che è nuovo, di solito, mi è indifferente. Amo il recupero, il restauro, il riutilizzo, il cambiamento d’uso, la deviazione, la metafora, il collazionamento, il reimpiego variato di destinazione e modalità, il ritrovamento, la citazione, la memoria, il richiamo in vita, la resurrezione, la riparazione. 

            Sono forme di collegamento con una qualche parte di me che vive in un altrove spazio-temporale, di cui con maggiore libertà a disposizione mi sono riappropriato. 

            Anche io mi sono ri-trovato, se vogliamo, anche di me ho fatto un oggetto Wabi-Sabi
            ADRIATICA – 60×30 – LEGNO VECCHIO, ALLUMINIO, ARDESIA ANTICA, RAME, ACCIAIO



            Ringraziando ancora Simone per questa bellissima chiacchierata e per averci permesso di cominciare al meglio questo nostro nuovo viaggio, vi ricordo che se volete essere ospiti di Un tè con l'autore potete scrivermi a io.clelia@gmail.com.

            Vi aspetto .

            A presto 

            Clelia

            Potete leggere l'intervista anche su latinacorriere.it

            12 commenti:

            1. Una splendida rubrica cara Clelia. È sempre arricchente poter conoscere chi sta dietro ai libri che leggiamo! Mi hai fatto venire tanta curiosità!🤗
              Un abbraccio
              Maria

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              1. Cara Maria , la penso proprio come te. E questa curiosità mi ha spinto a provarci con questo nuovo viaggio , durante il quale spero tutti possiamo fare incontri emozionanti , come quello di oggi.
                Un abbraccio e grazie per il tuo sostegno.
                A presto
                Clelia

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            2. Ciao Clelia, che bel post, molto interessante!
              Non conoscevo questo scrittore, cercherò i suoi libri in biblioteca..io amo leggere ma molto meno scrivere...un caro saluto!
              Carmen

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              1. Cara Carmen ciao ... grazie di cuore!
                Ti consiglio di leggere i suoi libri ...è davvero bravo.
                Anche io amo leggere ..quanto a scrivere..beh mi diverto a giocare un po'..come hai visto , perché mi piace, lo facevo anche da bambina...
                Ti abbraccio
                Clelia

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            3. Cara Clelia , non ti fermi mai eci sono sempre le cose nuove, interessanti e belle! Con grande piacere cerchero' questi libri perchè mi hai incuriosito con l'intervista che ha descritto molti latti di questo scrittore che non conoscevo.Mi piace tanto la parte dove parla che ama il recupero...reimpiego variato di destinazione e modalità...

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              1. Ciao Biljana...e grazie.. E' vero, il mio blog mi rappresenta molto: irrequieto e vario è sempre in cerca di novità spinto dalla curiosità che è uno dei miei tanti difetti. :-)
                Simone è uno scrittore dalla forte personalità: ero sicura che vi sarebbe piaciuto.
                Un bacione
                Clelia

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            4. Clelia ma che bella questa nuova rubrica! E quante domande interessanti :) complimenti!

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              1. Ciao Elle, che bello sapere che ti piace ! Davvero....per me i vostri riscontri sono importantissimi.
                Un Bacione
                Clelia

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